«La buona battaglia»: per una teologia della pace

II Ciclo

Ecclesiologia

Ecclesiologico



Anno di corso: 1
Crediti: 3
Docenti

Obiettivo:

Il seminario si propone di ripercorrere il magistero contemporaneo sul tema della guerra, da Benedetto XV a Francesco. Questi, in particolare, invita insistentemente a disarmare la guerra con le armi della pace. E si propone di rivisitare la visione di pace prospettata da personalità significative come L. Sturzo, P. Mazzolari, L. Milani, G. La Pira, T. Bello, o di teologi come J. Comblin, R. Coste e altri ancora.


Programma:

«Oggi che la guerra è diventata un sistema di distruzione anonima e di massacro generalizzato, senza nessuna finalità di giustizia distributiva, con mezzi atroci che si oppongono del tutto ai fini che si pretendono di perseguire, non c’è più distinzione morale fondamentale tra aggressione e difesa; del resto, quando quest’ultima entra in azione, si identifica in modo criminale con l’attacco… In altre parole, una “guerra giusta” è oggi impossibile. E anche se fosse possibile, non la si potrebbe ammettere, a causa del suo carattere apocalittico, indegno dell’uomo […]»: nel 1928 questa dichiarazione venne firmata da sei intellettuali cattolici europei, tra i quali don Luigi Sturzo, autore proprio in quell’anno di uno dei suoi saggi più noti: La comunità internazionale e il diritto di guerra, in cui il fondatore del Partito Popolare Italiano, ormai esule, lontano dall’Italia fascista, confutava le varie teorie che avallavano la legittimità delle guerre. Esse non risolvono i problemi insiti nella convivenza umana, non sono mai necessarie e inevitabili, in nessun caso possono essere giuste. L’eco di questa lucida lezione non fu recepita nel successivo dibattito culturale, in nessun ambito disciplinare, purtroppo nemmeno in quello teologico. E, difatti, ancora oggi, pur dopo la seconda guerra mondiale, dopo l’atomica di Hiroshima e Nagasaki, dopo i lunghi decenni della guerra fredda, dopo mille altri conflitti in tante parti del mondo, causa di genocidi e di imponenti migrazioni oltre che di irreparabili dissesti ecologici e di gravi crisi economiche, la teologia stenta a tematizzare criticamente il problema delle guerre “moderne”, restando anacronisticamente ferma alle datate dottrine patristiche e medievali. Solo il magistero pontificio contemporaneo, anche l’attuale, sembra rendersi conto della posta in gioco e stimola il ripensamento teologico sull’insensatezza della guerra, di ogni guerra. Ci si deve chiedere, dunque, quale debba essere l’arsenale della pace e se la teologia possa farne parte. Cosa significa elaborare oggi una teologia della pace? Questa deve limitarsi a essere una branca della teologia morale o un argomento congiunturale, o piuttosto dev’essere impostata come una riflessione che investe radicalmente il modo di concepire Dio e la stessa presenza cristiana nel mondo?

 

Metodo:
Il seminario si sviluppa come lavoro fatto insieme da parte degli studenti e del docente: ad alcune lezioni introduttive da parte del docente, seguirà il confronto orientativo che permette a ciascun studente di scegliere i testi da approfondire personalmente in biblioteca o in altra sede. Inoltre, secondo calendario concordato, ci si riunirà per dar modo a ognuno di svolgere una relazione del proprio lavoro e di presentare il proprio elaborato.


Avvertenze:
Bibliografia:

Il docente indicherà, a ciascun partecipante al seminario, l’autore che dovrà studiare in particolare. Per la ricerca di tutti sarà un valido punto di partenza L. LORENZETTI (ed.), Dizionario di teologia della pace, EDB, Bologna 1997.