15. Religiosità e laicità nella poesia di Giuseppe Giovanni Battaglia

Giuseppe Giovanni Battaglia ( Aliminusa 1951-1995). Vive ad Aliminusa l’infanzia, e tutti gli affetti familiari più profondi. A Palermo frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia e pubblica i suoi primi libri: La terra vascia e la La piccola valle di Alì. Nel 1975 entra alla Camera del Lavoro, fa attività sindacale nel territorio agricolo di Vittoria e collabora, con suoi articoli, alla rivista «Sindacato» diretta da Aurelio Colletta. Nel 1976 si trasferisce a Roma, dove incontra Gaetano Giganti e Pio La Torre, protagonisti dell’occupazione delle terre incolte in Sicilia. Pubblica Campa padrone che l’erba cresce con la presentazione di Tullio De Mauro.
Alla fine degli anni Settanta inizia il suo “avvicinamento” alla lingua. All’inizio degli anni Ottanta, al Teatro dell’Orologio di Roma, sono rappresentate Alchimia, GIII e Tutti ubriachi prima della fine, trilogia sul potere. A Palermo si incontra con Michele Perriera e per Teatés scrive Girello e Astorio Imperatore. Nella seconda metà degli anni Ottanta lavora presso l’Istituto Luce di Roma. La sua ultima produzione è caratterizzata dal ritorno “alla lingua della madre” con Fantàsima e Discesa ai morti e il romanzo breve Voglia di notte. Pubblica con amici pittori: L’ordine di viaggio con Bruno Caruso, 1982; Strumenti del padre e della madre con Nicolò D’Alessandro, 1986; La notte con Luigi Granetto, 1991; Fantàsima con Vincenzo Ognibene, 1993; Frainteso e scatto con Gianfranco Barucchello, 1994. Nel 1994 a Milano vengono alla luce i Dodici mesi di Canegrate, il testo teatrale Lo stomaco è arte e la copia corretta della Conta delle ore. Dopo la sua scomparsa vengono pubblicati nel 2005 Sei testi teatrali; L’ordine di viaggio, 1968-1992, poesie in siciliano (terza edizione); nel 2015 Poesie, 1979-1994, in italiano. Restano ancora Voglia di notte e alcuni racconti.
Il Poeta ci ha lasciato un’opera letteraria straordinaria e la precarietà dei vari lavori svolti per sopravvivere come metafora della sacralità del suo percorso, sembra anticiparci le difficoltà dei giovani d’oggi, senza certezze e senza futuro.

In copertina
Vincenzo Ognibene
Dello sguardo e del cuore (Pino),
1992, tecnica mista su cartone

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