Nicea: espressione ecclesiale dell’evento Cristo
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Data - 21/11/2025 - 22/11/2025
15:00 - 13:00
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Fonte privilegiata per comprendere le chiese dei primi secoli sono i canoni sinodali che danno uno spaccato dei problemi che la gerarchia ecclesiastica era tenuta ad affrontare.
In Occidente, per esempio, prima di Nicea, abbiamo i 22 canoni del concilio di Arles. La maggior parte di essi riguarda la disciplina del clero, la questione dell’amministrazione del battesimo e la data della celebrazione della Pasqua.
Nei 20 canoni del Concilio di Nicea sembrano predominanti i temi riguardanti la disciplina e la gerarchia ecclesiastica, non meno importanti però sono anche le norme liturgico-penitenziali e i canoni riguardanti i militari e i lapsi. Una serie di canoni cerca di regolare la situazione dei lapsi (cann. 10,11,14), la riammissione degli eretici (cann. 8 e 19) e l’atteggiamento da tenersi con i moribondi (can. 13). Il canone 20 vieta la genuflessione di domenica: «Dal momento che vi sono alcuni che di domenica e nei giorni di Pentecoste si inginocchiano, per osservare una totale uniformità in tutte le diocesi, questo santo concilio ha stabilito che le preghiere al Signore si rivolgano in piedi».
Il maggior numero dei canoni riguarda la disciplina ecclesiastica (cann. 1,2,3,9,10,15,16,17,18): si vieta a chi si è volontariamente evirato di far parte del clero (can. 1); si vieta di diventare presbiteri senza previo esame (can. 9); si vieta ai catecumeni o ai battezzati di recente di essere promossi, preti o vescovi (can. 2); si vieta la coabitazione del clero con le donne, tranne con la madre e le sorelle (can. 3); si vieta al clero di praticare l’usura (can. 17) e ai diaconi di avere atteggiamenti lesivi delle prerogative dei presbiteri e dei vescovi (can. 18); si vietano i trasferimenti del clero (can. 15), a partire dai vescovi da una sede all’altra e al clero di allontanarsi dalla propria sede (can. 16).
Un importante numero di canoni riguarda le prerogative del metropolita che è a capo dei vescovi di una provincia ecclesiastica: questi canoni ci permettono di comprendere la portata di Nicea sotto il profilo della geo-ecclesiologia. Un vescovo può essere eletto solo da tutti i vescovi di una provincia o almeno da tre, ma la ratifica spetta al metropolita (can. 4). In ogni provincia si devono celebrare i sinodi due volte all’anno (can. 5). Il can. 6 conferma l’autorità del vescovo di Alessandria su Egitto, Libia e Pentapoli, per una consuetudine equiparata a quella di Roma che aveva giurisdizione sull’Italia centrale meridionale e isole. Viene menzionata anche Antiochia che aveva giurisdizione sui vescovi della Persia.
Tra le preoccupazioni dominanti dei canoni niceni, dunque, vi è quella dell’accordo tra le principali sedi episcopali e la custodia della comunione ecclesiale dall’ortodossia all’ortoprassi.
Il convegno, tenendo conto dei 20 canoni del Concilio di Nicea, cercherà di sottolineare l’aspetto geo-ecclesiologico e le sue ricadute nell’oggi ecclesiale.

